Molti gli aneddoti, sulla vita dell’ex centravanti “Cavallino” dell’U.S. Arezzo 1923; scomparso il 16 giugno 2007. Nella Giostra del Saracino, fu giurato tra il 1987 e il 1994 e piu’ che simpatizzante di Porta S. Andrea, in un periodo particolarmente ricco di vittorie (ben 8, dal 15* al 22* Trofeo e nel quale, si esibirono in piazza Grande, Alfieri significativi di San Giusto – quali, nell’ordine – Ricci, Montefiori, Gianni e Sepiacci) riguardo “l’Albo d’Oro” legato al territorio e per i due Cappotti vissuti in Piazza Grande, riportati dai Biancoverde, rispettivamente, dopo 55 e 62 anni, dal lontano 1932 (sono due infatti, i Cappotti contemporanei, annoverati dalla Compagine). Spirito ilare e burlone, nonche’, “dispensatore di simpatia” e barzellette varie di ogni tipo – Enzo Pecchi – fu un punto di riferimento tanto per l’Esercito e le forze armate, che per la propria famiglia e non solo. Oltre che un grande tifoso dell’Arezzo, lo fu pure della Nazionale Azzurra. Riguardo il tifo (in serie A) al contrario, di quattro/cinque suoi nipoti (completamente agli antipodi, rispetto a lui) – Enzo Pecchi – fu simpatizzante Juventino, tra l’altro, anche conoscente di vari atleti Bianconeri stessi, degli anni ’40/’50. Per quanto concerne la carriera sportiva personale poi, spiccava da molti anni ormai, una sua opinione convinta, riguardo i gol omologati, da lui messi a segno in maglia Amaranto; che non sarebbero stati 51, ma in realta’ 53. Due segnature catalogate, infatti, come autorete avversarie – che a suo dire – sarebbero state erronee perche’ siglate, di fatto, in modo diretto (senza l’ultimo tocco di un avversario). “Me ne hanno assegnati 51, ufficialmente, ma i miei gol, in maglia Amaranto, sarebbero 53, in realta’ ”. Usava discutere accalorato, assieme a chi ne era coinvolto ed appassionatamente trafelato, riguardo vicende del “Calcio Aretino”, sui cannonieri o i gol, appunto. Enzo, “testina d’oro Amaranto”, ha avuto un solo rimpianto; quello di non aver mai giocato in serie A, a causa di una occasione definita “perduta” (“…per cause esterne e difficolta’ varie – non mie – io non sono mai arrivato in ‘A’ ! Ma sono egualmente felice, per cio’ che l’ Arezzo, lo Sport ed il Calcio, mi hanno dato”). “Amante” della buona tavola toscana, dei dolci, delle belle donne e della campagna – Pecchi – denominato dai Tifosi Amaranto (“Cavallini”) dell’epoca, con il nomignolo di ‘testina d’Oro’, si prodigo’ spesso, al positivo. In carriera disputo’ campionati, significativi (anche) nel Siena e (a “fine corsa”) pure per il Subbiano, nel basso Casentino. In ogni caso, non solo Giostra. In tema “Paliesco”, infatti, pur rimanendo sempre fedele Santandreino, resta curiosa la sua testimonianza, legata ad una esperienza da calciatore, vissuta in un lontano pre-campionato a Siena (a fine anni ’50). Quando racconto’, di aver assistito personalmente in Piazza del Campo, assieme a tutta la Squadra della ‘Robur 1904’ – ad un Palio – poi vinto dalla Nobile Contrada dell’Oca. Motto della Compagine di Fontebranda : “Clangit ad Arma”. Successi, 66 (G./nt., fi.f. – P.s.A.)
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